Ma tu lavora, non fare, guarda, che cosa, guarda, non fare, non aver tempo di, nessuna voglia, parlargli, maldestra la guida, la velocità, snervato, discussione impossibile, pretesto l’attività, urta, una svista, infine, urta, fa’ cadere, sguardo intenso, insulto visibile con sguardo, a lungo, se non prolunga lo sguardo non può nulla, resta, non fare, guarda, io guardo, prepara, non fare che, già abbastanza sgradevole con una, qualcuno già visto, non conoscere, non sapere. Lavora il giorno, la notte parla, lavora, no, a che cosa, senza dubbio, finisci qualcosa, poi lavora e poi bisogna che, partenza, stazione davanti al bar, guarda chi passa, quello che dicono, quanto distrae, fanne gioia, io resto, ancora notte in giardino, immobile a, aspira prima l’aria. Lavora, non fermarti, sfinisciti in un giorno, trova penoso, non parlare che e non chiedere se, sbadiglia, non esaltarti, snerva con, immaturo, la metro, in pochissimo da dire in, non interessa nessuna, le discussioni, riaccompagna un pezzo, io vado, un po’ imbarazzato, davvero. Lavora un po’, perdi un po’, declina, distante, capace di, per questo, non arrivare a fingere, non importa, viene altro, che bisognerebbe e tu lavoraci, io resto a distanza, tu lavora, la mollezza, attraggono musiche e figure. Lavora, stanco, stàncati, esagera, dormi nel treno, ché io dormo, sveglia con luci e colori intensi, niente da dire, niente di che, e loro partono per, lavora, cambia posto per, prova, evita il rumore, io la vedo quando, cambia posto per, guardarla con il medium del vetro sopra, vista tuffata, guarda tutti, i loro gesti, il riccio che fa orecchino all’occhio, si addormenta, la maniera in cui, l’articolazione dei polsi, scivola e la spalla, la bretella: tutto funziona in un mondo autonomo: alcuni camminano lontani sulla ferrovia, il sentimento dell’accelerazione, una facciata di hangar rosso pieno, le nuvole che corrono e un aereo si allontana, scompare: un sentimento, un legame d’amore, circonda di sentimenti il mondo e le storie. (Traduzione di Massimo Sannelli)